Pagina (111/149)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      D'Ildegarde all'orecchio. Ella scendeaDell'arcione, ed a' paggi sorridente,
      Ma con trepido cor, dicea il suo nome.
      Qual fu d'Irnando la sorpresa! AscoltoE onore a dama diniegò egli mai?
      Qual pur siasi Ildegarde, ei le va incontroCon reverente cortesia, e l'adduce
      Innanzi a Elina. Alzasi questa, e posaL'aurea conocchia, e di seder le accenna.
      - Vicina mia gentil (prende Ildegarde
      Così a parlar), da lungo tempo agognoVeder tuo dolce volto, e palesarti
      Un mio desìo.
      - Qual? le dimanda Elina.
      - D'ottener tua amistà, di consolarmiTeco de' miei dolori.
      - E che? InfeliceSei tu? Come?...
      E nel troppo acceleratoImmaginar, già Elina e il cavaliero
      Presumon ch'ella fugga il ritornanteCamillo forse, ch'a lor occhi un mostro
      Verso tant'altri, un mostro esser dee pureVerso la sciagurata a lui consorte.
      Ad Ildegarde appressansi amendue,
      Ed Irnando le dice: - Il ferro mioNon fallirà, s'hai di mestier difesa.
      Ma oh stupor! La soave, in altro modoChe non credean, prosegue:
      - Il sol non vedeDonna di me più dal suo sposo amata,
      O buona Elina, e anch'io, quando al castello
      È il mio signore, ed io filo cantando,
      Spesso il miro al mio fianco, ed accompagnaLa mia colla sua voce; e molte volte
      Abbaian nel cortile i guinzagliatiCani pronti alla caccia, ed alla caccia
      Propizio è l'aer di levi nubi sparso,
      Ed ei pur meco stassi, ed al cignaleFino al seguente dì tregua consente.
      Ignoto ad ambo è il tedio, o se noi colseAlcuna volta, mai non fu quand'uno
      All'altro amato cor battea vicino.
      Ed oh a qual segno in esso, in me, di nostra


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





Ildegarde Irnando Ildegarde Elina Ildegarde Elina Elina Ildegarde Irnando Elina