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      Fortunato invasor, che se taloraImmolar gode i miseri captivi,
      Talor si placa a ricca d'oro offerta,
      Molto dovendo da sua iniqua sedeOro il tiranno effonder sulle bande
      Dell'alleato provenzal monarca.
      Giunto al margin vicino ove al tragittoNel rigonfiato Pellice è apprestata
      La navicella, Aroldo porge il bacioDel congedo alla figlia. Allora al collo
      Gli s'avvinghia la pia. - Sola a mie stanzeNon riederò, buon genitor; pupilla
      Esser della tua fronte a chi s'aspettaSe non a me? Forse pietà maggiore
      Assalirà dello sdegnato sireIl cor, s'umano ha cor, prona a' suoi piedi
      La veneranda tua canizie e gli anniGiovenili di vergine scorgendo,
      Che colla vita del fratel la vitaChiede del padre.
      Vuole opporsi Aroldo,
      Ma mentre in barca ei scende, ella d'un balzoGià vel precede, e al consentir paterno
      Fa cogli amplessi vïolenza, e l'ondePerigliose attraversano. Ma ov'era
      L'Angiol del vecchio afflitto e l'Angiol tuo,
      Generosa innocente? A voi non veloFecer colle tutrici ale a celarvi
      Alla vista de' prossimi ladroniChe irrompono co' brandi alla rapina.
      Voler divino ai nembi di sfortunaLascia possanza sovra i giusti un tempo;
      Ma breve è il tempo sotto il sole, e arcanaNei patimenti una virtù Dio pose
      Ch'anco i giusti migliora e a sè li innalza.
      Sbandato di predoni era un drappello,
      Che della guerra col favor raccoltoS'era d'Itale spiagge e di straniere
      A rubamenti ed omicidii, alteroLinguaggio alzando di zelanti eroi,
      Campioni della patria e di Manfredo.
      S'azzuffan del baron coi fidi servi,
      E nell'orrenda mischia ad uno ad uno


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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