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      Mutato avean l'aspetto della terra.
      Sol quand'ei vide Clara, appien le soglieRaffigurò d'Aroldo, e se bastata
      A lui fosse la possa, ei rifuggìa.
      Manfredo! e senza guardie! e semivivo,
      Sotto il tetto dell'uom cui trucidatoNon in battaglia, ma in supplizi ha il figlio!
      Clara il conosce, e mentre a lui gli spirtiI famigli richiamano, ella corre
      Alle stanze del padre, e già già quasiA lui così sclamava: - Esci, un prodigio
      Ad ammirar del Dio delle vendette:
      Sull'ossa di tuo figlio a spirar vieneIl suo assassin!
      Ma in quell'istante gli occhiDella donzella alzaronsi a parete,
      Onde pendea dell'Uomo-Dio morenteEffigie veneranda, e a quella vista
      L'irrompente parola in cor rattenne.
      Religïoso fremito la invaseDinanzi a quell'effigie.
      - Oh mio Signore!
      Quai voci arcane alla tua ancella parli?
      Tu irreprensibil fosti e sì infelice!
      E a quei che l'uccidean pur perdonavi!
      Or chi sa? Forse il dolce mio fratelloPe' falli suoi fuor dell'eterna reggia,
      In carcer sotterraneo, o d'inquietiElementi per l'alte aure ludibrio
      Sta ancor penando, e a liberarlo vaneFervon le preci, e in loco d'esse un atto
      Di virtù nostra è d'uopo! O fratel mio!
      Forse quest'atto or chiedi. Ah, virtù somma
      È il perdonar! Cert'è che in cielo entrandoTu perdonar, tu e noi, tutti dobbiamo
      Come a noi perdonato ha il Redentore!
      Ma padre è Aroldo: esser maggior potrìaDelle forze d'un padre il dare aïta
      D'un caro figlio all'uccisor. La lanciaEi no giammai non bagnerìa nel sangue
      D'uom che toccò la mensa sua... Ma pureChi può segnar dove talor trascorra
      Nella foga dell'ira un core offeso?


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Poesie scelte
di Silvio Pellico
Edizioni Buadry Parigi
1840 pagine 149

   





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