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      In quanto a me, io era in piedi, vicino ad una finestra dirimpetto al tempio, guardando il sole che, discendendo dietro al Moriah, lo spolverava di scintille dorate; e pensavo a Maria.
      Eppure, noi ci eravamo riuniti colà per una ragione terribile.
      Ma l'uomo non è mai così spensierato come negli istanti in cui il suo destino bilica sopra un abisso. Era colpa mia? Il cielo era così azzurro! Il Golgota, il monte degli Ulivi, il Gareb, il Bezetha si panneggiavano nel loro mantello violetto della sera. Quella montagna di marmo e d'oro che si chiama Moriah, civettava così fastosamente! Il popolo rideva sì forte dalla strada! Il palombo gemeva sì dolcemente nel cielo! Il vento autunnale, ancora sì caldo, accarezzava con tanta grazia il dattero, il sicomoro, l'arancio, l'aloe, l'ulivo, il velo delle donne, le bianche nuvolette - che non dovevano esser altro che le ali dei cherubini di Dio, - ch'e' mi sembrava impossibile di levare lo sguardo da quella festa serena e raggiante, per seppellirlo nel sangue.
      Menahem mi venne vicino, e mettendo fuori alla finestra la sua testa abbronzata sclamò:
      - Ma non vengono dunque? non vengono?
      - Quel galuppo di Bar Abbas ha i calli ai piedi, risposi tranquillamente io.
      - Gli è che fra un'ora le porte della città saranno chiuse, riprese Menahem.
      - Saresti tu invitato a cena da Pilato?
      - No, ma restar fuori, sotto l'aria della notte e la rugiada del mattino....
      - Raffreddarsi questa notte, quando si deve esser crocifissi domani sera....
      - Domani è sabato, rispose Menahem senza scomporsi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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