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      Nessuno poi gli aveva mai veduto un mantello o una tonaca che non fossero a pezzi.
      Un uomo simile, nato nella Perea, non poteva che arruolarsi fra gli Erodiani e divenire uno dei loro capi.
      Entrando, Bar Abbas pestò i piedi nudi di Moab, diede una spinta a Menahem, allungò la mano per staccare la borsa dalla mia cintura, rotolò sul sagan per sedersi presso di lui, e levandosi di un salto immerse il capo nello stomaco di Justus. Aveva già brancolato dovunque, nei capelli di Moab, sul mantello di Menahem, nelle tasche del sagan, sul tavolo per prendere una carta, sopra un armadio per volgere una chiave nella sua toppa. Finalmente sembrò equilibrarsi in mezzo del salone, e dopo aver sbadigliato, com'uomo che ha fame, e fatto scoppiettar la lingua, com'uomo che ha sete - del resto fame e sete aveva perpetuamente - gridò con voce acuta:
      - In fede mia, vo' a raccontarvela. Calza così bene all'affare come un letto a dei sposi novelli.
      - Fa d'esser corto, sopratutto, disse il sagan.
      - Come sempre, o sagan. Sì, m'ero incontrato con Justus sotto il porticato d'Erode ed ero andato con lui al Tempio per portare, come gli altri, la mia offerta al Signore. Io volevo essere splendido, ed offrire un giovine toro. M'avvicino, nel mercato, ad un mercante idumeo, e gliene domando il prezzo. - Venti sicli (100 lire), mi dice egli. - L'hai dunque rubato, gli rispondo io, per vendere un animale così nobile ad un prezzo così vile? venti sicli? è regalato. - Mi scusi, grida il mercante, venti sicli? ho detto venticinque.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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