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      - Ah! così va bene, rispondo io, e metto la mano nella tasca della tonaca a diritta. Cerco e ricerco, non avevo i venticinque sicli. - Bene, dice Justus, offri dunque un montone. - È vero, dico a me stesso, un montone l'è proprio un'offerta da re! E mi volgo ad un pastore dei monti di Moab che ne aveva in vendita uno di stupendo. - Che prezzo domandi di questa bestia? - Venti denari, capitano, risponde il montanaro. - Vergogna! un montone che ha delle corna da far morire di rabbia Mosè? che ha la lana soffice come i mustacchi del rettore Simeone? Le bestie sono dunque in abbondanza nel tuo paese eh? - E pongo la mano nella tasca sinistra. Non avevo i venti denari. - Va là, disse Justus, offri un capriolo. - Bravo, dico io, un capriolo è ciò che mi va. Io amo il capriolo: perchè il Signore sarebbe più schifiltoso che non mi sono io, vecchio legionario di Augusto e di Tiberio? - Sbircio in un angolo un uomo di Samaria che aveva un superbo capriolo bianco con delle macchie scure e un muso rosa come una vergine del Tempio, degli occhi teneri e velati da una lagrima. Lo si sarebbe mangiato di baci - cotto in punto, e bagnato d'una rugiada di acqua ed olio con un ramo di rosmarino. Non se ne domanda che tre denari (due lire e mezza). Cavo la borsa dalla cintura: i tre denari non c'erano più. - Senti, dice Justus, un colombo è ciò che ti va bene. Comprane uno e finiamola. - Ma l'è precisamente quello che pensavo io fino da questa mattina, rispondo. Un colombo bianco come le ali d'un cherubino.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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