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      Gionata - dall'alto di quel punto ove si abbraccia la vista magnifica della larga pianura, della fiera vallata d'Ascalon e del lontano mare senza navigatori - indicò a Claudia, rimpetto ad essa, la montagna rude, triste, erta, ove Mattatia si rifugiò coi suoi figli, dopo aver ucciso gli idolatri e rovesciato il simulacro di Giove nel tempio Madin; al disotto, a sinistra, coronata da nuvole, l'alta cima di Beth Horon, ove Giuda Maccabeo distrusse Seron, altro generale d'Antioco - uno contro venti - come aveva già rotto ed ucciso Apollonius, come doveva distruggere Lysias a Emmaus nel piano che si allunga dinanzi ad essi, e Nicanor a Adassa, che si scorge quattro miglia più lungi.
      - Battaglie di giganti, gridò Gionata, suolo bagnato da sangue eroico, che illustrò la nazione, la vendicò dei passati oltraggi, la creò a nuova vita, ed alla fine la uccise.
      - Come, la uccise? domandò Claudia.
      - Ahimè! sì, rispose tristemente Gionata. Quando i Maccabei rovesciarono l'altare pagano a Modin, Israele non esisteva più che nei nostri libri sacri. La fede israelita era morta nell'indifferenza del popolo, per le leggi dei conquistatori stranieri. Il Tempio era profanato, la lettura delle nostre vecchie leggi proibita, la circoncisione posta in dimenticanza, l'osservanza del Sabato impedita sotto pena di morte; la successione dei grandi Sacerdoti era interrotta. Onias, il vero pontefice, aveva emigrato fra gli Ebrei che ormai popolavano Memfi e le rive del Nilo. In mezzo a mille di essi, uno solo forse sapeva leggere l'ebraico.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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