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      Ma, sia ch'egli credesse ventidue vittime esser bastanti, sia che disdegnasse colpire le altre, sia che conoscesse i nostri progetti, sia pietà o sazietà, egli non ordinò di mettergli all'aculeo.
      Egli confessava l'ultimo prigioniero, allorchè il suo liberto gli annunziò l'arrivo di Claudia.
      Il resto del Sabato, non si occupò più di quella gente. I doveri dell'ospitalità verso il suo superiore, l'ansietà di trovarsi con sua moglie, gli servirono di distrazione.
      La conversazione ch'egli ebbe con lei non fu lunga. Lo si vide uscire dalle stanze di Claudia abbattuto.
      Il suo abboccamento con Pomponius Flaccus fu più lungo e più soddisfacente.
      Nondimeno all'alba del dì seguente egli discese al pretorio, e dopo aver dato certi ordini in segreto ai capi delle truppe, ricominciò l'interrogatorio dei prigionieri, e la discussione della sentenza coi suoi consiglieri. Era a quel punto, allorchè i suoi emissarii vennero a parlargli in segreto.
      Il segreto era del resto inutile. Ciò ch'essi venivano a denunziare si denunziava da sè.
      La giornata del Sabato era stata lugubre. L'arresto di ventidue capi dei più considerevoli e dei più arditi di tutti i partiti aveva colpito nel cuore la nazione. Quelli che s'erano salvati, e noi stessi, commissarii superiori, non avevamo potuto prendere nessuna risoluzione, sia che il giorno del Signore ci paralizzasse, sia che temessimo di esser sorvegliati. Noi ci attendevamo anzi di essere arrestati da un momento all'altro. Alla sera le porte erano state chiuse contro l'abitudine del tempo delle grandi feste del Purim, del Peschah e dei Tabernacoli, e i soldati romani avevano surrogato i nazionali.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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