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      La luna avanzava frettolosa.
      Una fila di forme bianche che si staccavano sul fondo ceruleo, apparve ai nostri occhi. A misura che ci facevamo pių presso, quelle forme prendevano una figura, e vedemmo i corpi nudi dei suppliziati.
      Il sito era deserto. Le guardie, dopo aver ferito a morte i condannati, non s'erano curate di udire l'ultima maledizione o l'estrema preghiera. Dei cani vagabondi, che venivano dall'orgiare nel Carniere dei cadaveri, abbaiavano per distrarsi. La civetta rispondeva loro. Un gemito sordo, corto, affogato, rompeva il silenzio notturno.
      - Questi infelici non avevano dunque nč sorella nč madre, nč.... mormorava Maria stringendosi a me senza finire la frase: essi muoiono soli!
      - Forse, risposi; ma la paura.... D'altronde č pių triste il morire senza funestare lo sguardo della vista di una faccia umana?...
      Eravamo ai piedi delle croci. I condannati avevano gli occhi chiusi o rivolti al cielo. Nessuno d'essi era ancor morto. I loro petti si sollevavano con uno sforzo che faceva scricchiolare le loro coste. Le ossa delle estremitā erano rotte; il corpo contratto e impiccolito projettavasi in avanti. L'agonia era orribile.
      Udendo dei passi sotto di sč, una sola voce proruppe da tutte quelle fauci bruciate e soffocate: Sete! sete!
      Noi non avevamo acqua, nč scale. Bar Abbas si precipitō dall'altipiano per andar a cercar qualche cosa. Quel buffone era anch'esso addolorato! Io dissi il mio nome. Io ero conosciuto da tutti i patrioti dell'ex regno d'Erode. Allora un'altra parola scappō fuori da tutte quelle labbra infiammate come la bocca di un forno: Vendetta!


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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