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      Erano tristi, silenziosi, concentrati; si sarebbe detto che fossero in corruccio.
      Lo spettacolo di Pilato non valeva, certo, quello dei suoi padroni di Roma. Egli non dava il combattimento di venti elefanti contro un pugno di Getuli armati di giavellotti che Pompeo presentņ nel suo secondo consolato, nč le sessantatrč pantere di Scipione Nasica e di Lentulus, nč i cinque ippopotami opposti ai ventitrč coccodrilli di Sagurus, nč la caccia dei cento leoni organizzata da Silla, nč quella dei trecento e quindici leoni data da Pompeo, o quella di quattrocento data Cesare. Non c'erano i tremila e cinquecento leoni, tigri e pantere d'Augusto, nč finalmente i trecento orsi contro altrettanti leoni e pantere di P. Servilius. Ma il povero spettacolo di Pilato, tal quale era, bastava al gusto poco ancora solleticato di quegli Asiatici.
      Pilato faceva uccidere, in quella seconda giornata di feste, dieci tigri, dieci coccodrilli, dodici leoni ed una pantera, che, dicevano, li valeva tutti; e per aguzzare l'appetito, dodici condannati per delitto d'alto tradimento verso Cesare: quarantacinque teste!
      Allettato dal sangue della vigilia, il popolo si mostrava oggi di buona voglia. Lo spettacolo non prometteva egli di essere ben atroce? Si udivano qua e lą ridere le donne, gli uomini smettevano la loro gravitą, e s'imbrattavano la faccia con grappoli d'uva, e lą ove trovavasi Bar Abbas era un susurro, uno scattar di lazzi, una gesticolazione animata, un vociare alto, un tale sconcio diavoleto infine che pareva d'essere al mercato dei legumi.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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