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      Questi aveva l'aria un po' contrariata.
      - Vieni, mi disse ruvidamente.
      - Dove? domandai, stendendo le braccia e sbadigliando come qualcuno che si sveglia.
      - Dove? replicò egli; dove si va, uscendo da qui? dove si può andare?
      - Alla propria casa, per Dio! risposi io, quantunque un brivido percorresse le mie vene.
      - Sì, disse la mummia; da suo Padre, certo.
      Mi legarono le mani al dosso, e mi spinsero nella corte. Là, Cneus Priscus mi attendeva con soli quattro uomini. Fece un segno. Uno degli uomini mi attaccò sul viso un pezzo di vecchia stoffa, così stretto, che per un momento temetti non mi volessero soffocare.
      - Non posso più respirare, sclamai facendo uno sforzo.
      - Non è punto necessario, rispose Cneus; è un lusso di cui metà della creazione ha trovato la maniera di fare a meno.
      Mi spingevano sempre.
      Compresi che bisognava mettersi in cammino. L'aria fresca della sera che aveva sfiorato la mia fronte mi aveva un poco rianimato. Il moto mi faceva bene. La respirazione fuori dell'orribile puzzo della prigione, quantunque non fosse pienamente libera, m'insoffiava la vita. Tutto il creato taceva, eccetto la rondinella laboriosa, che prendeva in iscambio le prime luci rosse della piena luna per quella del sole che tramonta. Io aveva gettato un subito sguardo su quel ritaglio di cielo punteggiato di stelle, che m'aveva incantato. Non sapevo ancora che il cielo fosse così bello a contemplare! Uscendo dalla corte del castello cominciammo a discendere; ma mi avevano fatto fare tanti giri e rigiri, e attraversare tante porte e tanti corridoi avanti di principiare questa discesa che non potei più orientarmi, nè comprendere dove andassimo.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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