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      - Davvero! Raccontami come sta questa faccenda.
      - Non si raccontano i sogni. Raccontandoli perdono la doratura e non resta che il rame.
      - Di' pur su; ti prometto di cambiarti codeste rame in oro.
      - Ah! se ti prendessi in parola! risposi appoggiando le mie labbra sopra un riccio dei suoi capelli, che un suo movimento aveva avvicinato al mio viso.
      La sentii fremere: impallidì, ma ebbe l'aria di non accorgersene.
      Io non aveva commesso che un'imprudenza; avevo gettato uno scandaglio. Ahimè! doveva uscirne una catastrofe.
      Ad un segno dell'eunuco che dirigeva la cena, il secondo servizio fu fatto sparire come il primo. Poi s'udì una musica rumorosa di flauti, crotali, castagnette, timballi, tamburini, citare, eseguita da piccoli mori, che precedevano una terza legione di schiave itale e greche quasi nude, o meglio velate da una nube di azzurro e d'argento. Queste schiave portavano il terzo servizio e le bellaria, ossia le ciambelle, le composte, ed i camangiari zuccherati. Sopra dei vassoi d'argento dorato e di porcellana delle Indie, trasparente come il cristallo, e dipinta di fiori ed animali, s'ammonticchiavano i pasticci d'uccelletti, beccafichi, tordi, ortolani, dell'uva di Corinto e di Sicilia, delle noci inzuccherate, dei cotogni irti di chiodi di garofani che parevano tanti porcospini, delle tarte al mele dell'Imetto, dei fichi, delle pesche, delle fragole, mille frutti infine, ed un Priapo in pasta di mandorle, il seno adorno di piccoli fiori e gioielli simulati in zucchero, profumati come una cortigiana ed imitati alla perfezione.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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