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      Tiberio l'accolse bene, troppo bene forse; poichè Ponzio era designato a Capri col sopranome di sposo di Tiberio35. Occorre però dire che nulla nella persona di Ponzio giustificava l'uffizio ch'egli avrebbe riempito presso il vecchio imperatore, e che forse fu Sejano a spargere quella voce onde screditarlo presso Claudia, di cui ambedue si disputavano i favori.
      Ponzio aveva trentacinque o trentasei anni; statura media, l'aspetto severo, il colorito bruno, il corpo magro. I suoi begli occhi neri, come pure la sua barba ed i suoi capelli davan risalto alla sua aria malinconica, e rischiaravano la sua fisonomia, la cui gravità toccava quasi alla durezza. La sua bella bocca dai denti bianchissimi raddolciva questo insieme che ispirava più rispetto che simpatia. Egli aveva, inoltre, maniere rozze e violenti movimenti subitanei, la collera pronta, il colpo spietato. I gusti suoi erano volgari; la sua intelligenza mancava di coltura. Mai, in tutta la sua vita, egli aveva letto un poeta, una storia un filosofo; e nondimeno il suo spirito era poetico, la sua anima triste e pensosa. Aveva delle passioni a sbalzi, passando senza transizione dall'orgia furiosa all'ascetismo d'un esseniano. La era ancora una natura selvaggia, cui la corruzione aveva sfiorata, contrariandola, lasciandole l'istinto del bruto senza darle la pulitura dell'epicureo e dell'effeminato. La sua gelosia raggiungeva la follia. Il riguardo del suo onore si elevava all'idolatria. Generoso quando la passione non tempestava, crudele nell'uragano del suo cuore e dei suoi pensieri.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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