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      Poi, quei cavalieri della notte precedente m'avevano avuto l'aria di somigliare molto agli otto nubiani di Pilato.
      Ruminavo ancora su tutto ciò, allorchè mi trovai senza pensarlo dinanzi la porta di Maria. Appena fui scôrto, le porte s'aprirono, e tutti i domestici della mia amante mi si precipitarono intorno. Avevano l'aria costernata.
      - Cosa è accaduto? domandai commosso alla mia volta.
      - Egli è che la padrona, disse Sara, è uscita da due giorni e non è più rientrata.
      - Non più rientrata?
      - L'abbiamo attesa giorno e notte.
      - Da due giorni?
      - Ha lasciato una lettera per te, o padrone, sopra il tavolo della sua stanza da letto.
      Entrai lentamente nella casa, quasi acciecato da un sospetto che mi passò per la mente.
      - Ella amava Justus, dissi a me stesso.
      Sara m'accompagnava raccontandomi, come il giorno precedente, all'alba, Justus era venuto ad annunziare a Maria che io era libero, e che avevano conversato insieme alcun tempo, che Justus aveva baciato Maria sulle guance, e che si erano lasciati dicendosi: A questa sera!... Poi, che Maria s'era vestita di ciò ch'ella aveva di più vecchio e di più semplice, che aveva preso pochi sicli soltanto, scritta la lettera ed era uscita senza dir nulla a nessuno, sola coperta da un velo nero che la nascondeva completamente, e che non era più ritornata.
      Presi vivamente quella lettera, e lessi:
      «Addio, Giuda. Tu non mi ami più. Avrei avuto il diritto di lasciarti e di cadere nelle braccia che mi si tendono da lungo tempo per accogliermi e stringermi con delirio.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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