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      - Di già?
      - Che! vorresti farne la tua Capua, di Gerico?
      - No, la mia mangiatoja. Io vi stava così bene. Tua sorella prepara così deliziosamente il farsito di coniglio alle olive ed al rosmarino.
      - Avrei ancor meglio.
      - Cosa dunque?
      - Degli intingoli di locuste, delle locuste col sale, delle locuste con olio e aceto, delle locuste col miele.
      - Dove andiamo dunque, Dio mio!
      - Al deserto: a far visita al Battista.
      - L'aveva già pensato. Tu hai il fiuto per stanare i bricconi.
     
     
     
      XIII.
     
      A pochi kibrat barat (miglia) fuori delle porte di Gerico entrammo nella pianura che è una prolungazione del deserto della Giudea.
      Questo deserto che fummo costretti a traversare, principia alle porte di Gerusalemme stessa e di Hebron, si stende al di là ed al disotto di queste città al sud ed all'ovest, e copre i declivi della Giudea, dalla cresta dell'altipiano dell'Ulivo e di Ramah fino alla fonte Elisha, ed alle rive dell'Asfaltide - il mar Morto. Betlemme e Gerico sono rinchiusi in questa regione selvaggia come due sorrisi nella tristezza, e l'Erodion brilla colle sue colonne, i suoi portici, i suoi giardini e coi suoi appartamenti voluttuosi, in cima ad un colle fra le due città, come una stella in mezzo alle nubi. Noi andavamo a Bethabara, al passo del Giordano, o un po' più lungi, a Ænon presso Selim. La pianura che traversavamo, è un mare di sabbia bianca e solforosa che si alzava in polverio sotto i nostri passi e ci avviluppava, affaticando gli occhi colla sua implacabile tinta, ed il respiro per infiltrazione nei nostri petti.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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