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      In questo stato di cose arrivai a Makaur.
      Io vi era conosciuto. Erodiade sapeva che io aveva come lei il sangue dei Maccabei nelle mie vene. Antipas sapeva che io cospirava per rovesciare il dominio romano nel nostro paese. Ora chi era il possessore legittimo di queste contrade una volta liberate se non il successore del grande Erode? Erodiade, di cui io aveva delusi altri intendimenti, non nutriva in favor mio l'istessa confidenza. Più astuta, più perspicace di suo marito, ella prevedeva che uomini come Hannah e come me, non si esponevano a pericoli infiniti, supremi, per porre la corona di un sì gran principe sopra una testa così poco degna di portarla. Ciò nondimeno, fui accolto a meraviglia dal tetrarca e da sua moglie. Antipas, in oltre, aveva in quel momento una cagione di rancore di più contro Pilato. Questi aveva fatto trucidare, esporre nel circo e crocifiggere dei soggetti della tetrarchia, sui quali non poteva esercitare alcun diritto. Questo insulto esigeva una vendetta, od una riparazione.
      Io mi astenni dal rivelare tutti i miei piani ad Erodiade o ad Antipas. Dissi loro giusto quel tanto che occorreva a deciderli a darmi l'aiuto che loro chiedevo. Toccai dunque la questione che mi consegnassero Johanan, se questo selvaggio rabbì voleva mettersi al nostro servizio. Erodiade protestò.
      - Questo insultatore non è l'uomo della situazione, diss'ella. Egli non comprenderà punto ciò che gli si domanda. Codesta gente del deserto hanno la patria delle belve: lo spazio. Codesto Johanan potrebbe forse provocare qualche voce fra la plebe e vomitare maledizioni; egli non solleverà mai un braccio per combattere.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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