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      Io mi tenevo in piedi dietro la sua sedia. Antipas, coricato sopra un monte di cuscini, giuocava con dei globuli d'ambra, che palleggiava, sbadigliando, nelle sue mani, e stuzzicava un leopardo addomesticato, accovacciato ai suoi piedi.
      Johanan, entrando, girò il suo sguardo sopra la scena e le persone, quello sguardo sospettoso ma perspicace degli abitanti del deserto, i quali fiutano a volo il suolo, l'aria, il cielo, l'acqua, e sospettano ovunque un pericolo od un nemico. Egli poteva avere da trentaquattro a trentacinque anni. Una foresta di capelli e di peli gli copriva il viso, non lasciando scorgere che una piccola lista del fronte, le poma delle guancie bronzate, e due occhi profondi e scintillanti. Un vecchio straccio di pel di cammello, serrato alla vita da una coreggia, gli scendeva53 fino alle ginocchia, lasciando nudo il collo, il petto, i bracci, le gambe ed i piedi che si sarebbero detti di granito rosso. Le sue labbra livide fremevano di una commozione, che non potendo essere la paura doveva essere la collera o l'ansietà.
      - Cosa si vuole da me? disse egli entrando, con voce ruvida come un ruggito, e alta per fierezza.
      Erodiade impallidì e tacque. Io non mi credeva autorizzato a prendere la parola, allorchè quei padroni potevano e sembravano volerne far uso essi stessi. Antipas rispose con voce bassa ed indolente:
      - I tuoi amici di Gerusalemme t'inviano un messaggio ed un messaggiero. Sta ad udire.
      - Ah! fece Johanan, alzando il capo ed inchiodando sopra di me il suo sguardo selvaggio.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





Gerusalemme Johanan