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      Traversando la parte anteriore del giardino, incontrai Maria. Ella ci aveva lasciati tranquilli, ma aveva compreso l'importanza del lungo nostro colloquio. Ella conosceva lo scopo della mia vita. Maria mi fermò, e gettandomi le braccia al collo, sclamò con un accento pieno di disperazione:
      - Oh! Giuda, non rapirmelo; io l'amo.
      Fui tocco da questa parola sfuggita da quel cuore in tumulto, e le risposi baciandola sulla fronte:
      - Cara Maria, hai ben ragione. Un cuore come il tuo è degno di quell'amore.
      All'indomani, colmo di regali per le mie sorelle lasciai Tiberiade. Antipas convinto che io agiva per lui, mi aprì le casse del suo tesoro, e promise di venire a Gerusalemme pel paschah. Erodiade mi disse:
      - Giuda, tutto ciò che una donna possiede, tutto ciò che una principessa può.... disponi di tutto, e rialziamo questa grande casa di Erode che il destino dirupa.
     
     
     
      XVII.
     
      Io aveva lasciato Tiberiade con l'intenzione di recarmi a Sephoris, per vedere i tre figli di Giuda di Gamala. Un incidente mi fece cangiare di piano. Venni ad urtare in uno di quei piccoli nulla che decidono sempre dei grandi avvenimenti, e che doveva avere una così grande importanza nell'insurrezione del popolo ebreo che io mi ordiva.
      Io aveva osservato l'invincibile ripulsione, l'orrore che la voce e la vista di Gesù Bar Abbas svegliavano in Gesù da Nazareth. Camminando all'indomani sulle rive del lago, gli chiesi:
      - A proposito, potresti tu dirmi per quale causa il Rabbì di Nazareth ha per te una così profonda antipatia?


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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