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      - Non è mica a te che devo raccontarlo, non sei tu che io possa prendere per confidente in affare così delicato.
      - Sta bene. Va allora a raccontarla, la tua storia, al Monumento del gran sacerdote.
      - Moab, finiamo questo scherzo che principia ad offendermi.
      - Tanto peggio. Ma se tu principii soltanto ad offenderti di ciò che chiami il mio scherzo, io lo sono completamente di ciò che io chiamo la tua impudenza. Con qual diritto vieni tu ad insinuarti qui per attentare all'onore di una nobile dama che cerca la pace e la solitudine?
      - Ma io vengo al contrario, per avvertirla.
      - Di che?
      - Ma bestia che sei, suo marito Cajus Crispus non è morto.
      - E che importa a noi che il tuo Crispus sia morto o vivo?
      - La tua padrona non è vedova.
      - Ella vuol esserlo.
      - Ella piange come un amore spento ciò che non è stato che un infame mercato.
      - Tutti i mercati sono infami; compreso quello che tu fai in questo momento.
      - Moab! Moab! la mia pazienza è stanca.
      - E poi?
      - Ma te ne supplico. Moab, lasciami vedere la tua padrona. Vengo a portarle la gioja. È così dunque che l'ami tu?
      - Non inquietarti del come io l'ami. Non inquietarti di ciò che non ti risguarda. Non inquietarti del passato della mia padrona e di penetrarne le angoscie. La mia conclusione è questa: io conosco il pudore, la purezza, il profumo di questa viola mammola che custodisco da quasi due anni, e quali che sieno le apparenze e le ombre che abbiano velato, forse offuscato, il suo candore, non c'è una figlia di Sion che possa esserle paragonata.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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