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      Bisognava bene che io provassi alla fine quel dolore spaventevole che si chiama il primo amore.
      Ida non intese forse una parola di ciò che io le dissi, poichè, la testa immersa nei suoi origlieri, singhiozzava. Io mi sentiva morire. Il sangue m'invadeva il cervello. Avevo voglia di gettarmi ai suoi piedi, di ucciderla, di coprirla di lagrime e di baci. Osai prenderle la mano - bella ed agghiacciata come quella d'una statua di Venere. A quel contatto, Ida balzò e si rizzò a me dinanzi. I suoi occhi si tersero in un istante.
      - Che vuoi tu? la gridò. Noah! Noah!
      La giovine schiava entrò.
      - Indica la sua strada a codesto straniero, riprese Ida divenuta calma di nuovo, e volgendomi le spalle.
      - Ida, gridai alla mia volta, sei dunque stata ben provata dalla sorte per divenire così crudele? Sono stato indiscreto forse, ma non ho meritato d'essere trattato come un galuppo.
      Ida sembrò commossa.
      - Giovane, disse ella, tu non sai dunque che non si deve mai domandar l'elemosina al ricco, il quale non comprende cosa sia la miseria? Tu mi domandi, credo, dell'amore: lo domandi ad una donna che soffoca sotto questo peso. Ebbene, io non ho nulla a darti. La mia ricchezza è forse minacciata in questo istante. Che importa! gli è sempre vero, che non ho nulla per te, nè per alcuno. Quando la rovina sarà certa, oh, allora, ciò che si farà dei resti del mio cuore mi sarà indifferente. Se la morte li respinge, li prenda chi vuole. Io non sarò più della partita. Una carcassa senza anima, appartiene alla prima jena che vi si getta sopra.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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