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      Pilato la prese fra le sue braccia, la posò dolcemente sul letto, e s'inginocchiò al suo capezzale, spiando, con gli occhi annegati di lagrime, il suo ritorno alla vita. Scorse lungo tempo. Finalmente, poco a poco, le pallide guancie, le labbra scolorite d'Ida si animarono, un soffio ardente traversò la sua bocca, le sue diafane narici palpitarono, le palpebre si aprirono dolcemente, smisuratamente, l'occhio ceruleo brillò come la stella mattutina, le lunghe ciglia tremarono; poi alzandosi di un colpo sul letto, gettando le braccia al collo dell'amante, e scoppiando in un riso convulso, ella gridò:
      - Oh! amico mio, che sogno infame ho io fatto.
      Pilato diede in un lungo sospiro, e tacque.
      - Indovina! continuò Ida, ho sognato che tu mi lasciavi, dicendomi con voce breve e mortale: Amo mia moglie.
      - Ida, non hai sognato.
      - Non ho sognato, dici? gli è dunque vero! è vero che m'abbandoni e che ami quella donna, bella.... oh! bella, che ho veduta nel circo?
      - È vero.
      - E l'amavi tu, quando m'hai presa? L'amavi tu durante quelle notti lunghe e felici nelle quali mi hai mille volte ripetuto, che io era la luce della tua vita? L'amavi, quando mi prendevi sulle tue ginocchia, e la testa piegata sulle mie spalle, m'abbruciavi del tuo soffio, mi compenetravi di un fuoco che ci faceva tremare insieme, come due foglie sotto i buffi della tempesta? L'amavi tu, quando, qui, in questo posto, dove tu sei, dove sono io, m'inondavi dei tuoi sguardi come d'un bagno di fiamme, e che la tua anima si esalava in una cascata di baci?


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





Ida Ida Amo