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      Entrò infatti nel piccolo gabinetto vicino al tablinum, ove trovò Ida, stesa sopra un letto di cuscini, più calma, ma spaventevolmente pallida.
      - Perdonami, o principe, diss'ella. Mi sono sentita morire, malgrado gli sforzi che ho fatto per non mancarti di rispetto.
      - Sei tu in grado d'ascoltarmi? Ho a farti un grave messaggio. Se sei ancora debole, ritornerò domani.
      - Oh! no; parla; io posso udir tutto, adesso. Ho subito la grande prova.
      - Allora sarò corto e preciso.
      - Occorre rinviare Noah? Ella conosce tutta la mia vita, tutta la mia anima.
      - Che resti dunque, disse il sagan. Ecco di che si tratta. Tu hai veduto qui due volte un giovine mio amico, Giuda di Kariot.
      - Credo di si.
      - Egli ti ama.
      - Disgraziato!
      - Vengo in suo nome a chiederti in matrimonio.
      Ida rimase come attonita.
      - In matrimonio?
      - Vengo a supplicarti a nome suo di non rifiutarlo.
      - Questo scherno è crudele, mormorò Ida, sciogliendosi in lagrime.
      - Non è uno scherno, Ida; io non son uomo da prestarmi a simili cose.
      - Ma egli non mi conosce punto.
      - Egli ti ama. E ti conosce abbastanza per condurti come sua moglie sotto il tetto ove suo padre è morto, ove sua madre dorme, ed ove sua sorella vive.
      Ida dette di nuovo in singhiozzi.
      - Dio mio! perchè sono io indegna della felicità, che è serbata alle altre fanciulle della mia età!
      - Consolati, Ida; tu non sei la prima donna ripudiata, la quale passi dal letto desolato d'un marito che la respinge a quello di un marito che l'attende come una benedizione.
      - Io non sono una donna ripudiata, io.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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