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      Quel monellaccio offriva ad un grave membro del Collegio un phallus ad uso della famiglia; ad una matrona, un subliaculum, o arnese della maternità, onde non sopraccaricare di troppi bimbi la famiglia; ad una giovane sposa, una serratura di castità; ad una ragazza una fibula; alle vecchie un enorme fascinum (phallus fittizio in cuojo, tela o seta).
      Bar Abbas, a cavallo sopra un asino, era imbacuccato d'un immenso priapo in cartone che gli si rizzava sopra come un astuccio. Portava dinanzi a sè una sporta ripiena di quelle ciambelle di frumento a forme impudiche, che i Romani chiamano coliphia o cunni siliginei, e ne offriva alle donne, che le accettavano senza sembrarne offese. Poi dispensava delle gerse di escremento di coccodrillo, di cerussa, o di gesso, delle fiale piene di non so qual ingrediente, ch'egli indicava agli uomini per quel terribile filtro che le venditrici di profumi dicevano venire da Roma, e chiamavano coppe del desiderio, acqua d'amante, satyricon, bulbus, o hippomane.
      Ahimè! avevamo mandato a Roma circa due secoli fa (187 anni av. G. C.) con Lucius Montius, il vincitore di Antioco il Grande, tutto questo mondo di danzatrici, di suonatrici di flauto, di cortigiane, d'eunuchi, d'effeminati, di bertoni, e con essi la lebbra, la terribile elefantiasi, il mal di Venere delle nostre donne, ed il morbus indecens sotto tutte le sue orribili forme. Roma aveva innalzato tutto ciò alla sua grandezza, aggiungendovi le infamie spigolate nel resto del mondo, e ce lo rimandava trionfante, orgoglioso e risplendente.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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