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      Il sagan ed io entrammo in una stanza laterale ove Noah venne a raggiungerci e dirci che Ida fra qualche istante sarebbe pronta. Infrattanto i miei servi, Thorix e Febea presentavano sopra bacini dei frutti canditi, delle bibite agghiacciate, dei vini d'ogni paese, profumati e puri, dell'idromele, ed una quantità di dolciumi che io aveva inviati alcune ore prima.
      Non ebbi il coraggio di veder Ida da sola. Ebbi paura di qualche esplosione di dolore, di un nuovo accesso di pentimento. Lasciai ad aspettarla il sagan, il quale, non avendo io parenti, faceva l'ufficio di padre o di fratello.
      Ida aveva pianto tutto il giorno. Venti volte aveva ordinato a Noah, di mandarmi a dire che dovessi rinunziare definitivamente a lei. Dieci volte ella aveva allontanato questa giovine schiava che voleva dar principio all'opera della pettinatura e dell'abbigliamento. Poi s'era rassegnata, affranta della persona e nel cuore.
      Noah l'aveva consolata, aveva asciugato le di lei lagrime, rinfrescato le guancie e gli occhi con dell'acqua di rosa; ma la non aveva potuto far sparire il pallore, nè ottenere di correggerlo con qualche cosmetico. Finalmente la teletta s'era terminata come Noah aveva voluto, poichè Ida non aveva consentito a guardarsi una sola volta nello specchio, a dar un consiglio, ad esprimere un'idea od un desiderio, ad ajutarla per nulla. Si lasciava fare come se si fosse vestito il cadavere d'una fanciulla che si conduce alla tomba. Impiegava tutta l'energia del suo animo a contenere le sue lagrime, ed a mantenersi nella risoluzione che le si era strappata.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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