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      Cleopatra le presentò un pezzo di porpora per asciugarsi le mani, ma Claudia preferì tuffarle nei capelli dei due giovani schiavi.
      In quell'istante, venne la volta delle ornatrici. Ma nell'istesso tempo Drusilla, la schiava della porta, annunziò Filottete, Curculio, ed il Rabbì di Nazareth.
      Claudia rinviò Curculio, lo schiavo che ogni mattina le raccontava gli avvenimenti della città, ed ordinò di lasciar passare il Rabbì e Filottete.
      Questi era il filosofo di Claudia, il cui mestiere consisteva nel recitarle dei versi greci e latini - i più liberi erano i meglio accolti. Filottete doveva altresì pigliar cura delle piccole cagne, insegnare a chiacchierare ai papagalli, ritrovare delle nuove pomate, lavare i cagnolini quando avevano caldo, pettinarli ed uccidere i loro insetti. Questo filosofo era calvo. Aveva una barba che gli scendeva fino alla cintura, un mantello spelato e sordido, una tunica di lana rozza che non gli copriva neppure le gambe nude e vellute, e dei sandali grossolani. Era ghiottone a dar dei punti ad una preziosa; e siccome Claudia nutriva le sue cagne in puerperio di fegati d'oca e di cialdelle di sesamo, il filosofo le faceva partorire sovente, troppo sovente, le condannava ad una dieta salutare, e ne divorava egli le leccornie. Filottete veniva a presentare a Claudia la sua favorita Febea, la cagnetta maltese che abbaiava a Pilato più delle altre, e che aveva dato alla luce sei piccoli cui egli recava in un lembo del suo mantello. Claudia accarezzò la cagna, e la rimandò col suo aio.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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