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      - Questa stanza era stata illuminata vivamente. Noah mi aveva quasi a forza indossato dei vestiti ricchissimi che io sdegnava, come immodesti. Mi aveva acconciati i capelli con dei fiori. Io non riconosceva più me stessa e vergognavo. Ero dunque qui, ammirando i bei fiori posti in questi vasi, allorchè la porta s'aprì, e vidi entrare uno sconosciuto, che mi disse chiamarsi Cajus.
      - Era Ponzio?
      - Sì. Era molto triste. Credo che non mi guardò neppure. Mi chiese se trovassi questa dimora convenevole abbastanza per me, se avevo a lagnarmi di qualche cosa o di qualcuno. Gli raccontai il mio rapimento e gli chiesi d'esser ricondotta ai miei parenti. Perocchè, lo ripeto ancora, io non comprendeva per qual ragione ero stata gettata in mezzo a quelle ricchezze. Non mi rispose, e mi lasciò. Ritornò due o tre giorni dopo.
      - Anche la sera?
      - Sì, anzi io non l'ho mai veduto che di sera. Arrivava la notte, e partiva avanti il giorno. Qualche volta solamente è partito verso l'ora sesta. Questa volta pure ei sembrava molto oppresso. Si sarebbe detto che si rimproverasse ciò che aveva fatto, e che avesse rimorso di ciò che aveva intenzione di fare. Il nostro colloquio non fu lungo. Noah era lì. Io mi chiedeva: Chi è egli! che cosa vuole? In breve, questo sistema di silenzio e di riserbo non si alterò punto durante due mesi, ma le parti stavano per cangiare. Io principiava a provare un interesse inquieto, una simpatia insinuante, una compassione che mi turbava, per quest'uomo che mi sembrava così buono e così infelice.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





Cajus Ponzio