Pagina (424/551)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Aveva sete di speranze e d'incoraggiamenti.
      Quando io venni a raggiungerlo a Bathabara, ei non era ancora di ritorno; ma i suoi discepoli lo aspettavano sotto le capanne del fiume. Io lo attesi altresì, ma a Gerico, andando ogni mattina ad informarmi se fosse arrivato.
      Una mattina finalmente lo incontrai. Mi parve profondamente abbattuto. Pure non manifestò nissuna idea di indietreggiare, o di cangiar proposito. Lo scongiurai ancora una volta di lasciar per il momento la parte di moralista e di umanitario da lui scelta, e di seguire l'istinto della nazione che domandava un capo politico. Egli mi rispose che i messia che l'avevano preceduto «erano dei ladri e dei briganti,» e che egli non conosceva altra salvezza, ed altra possibilità di riescita, che nell'assorbimento del popolo in Dio.
      Vedendolo allontanarsi da Gerusalemme, onde evitare la spiegazione alla quale era stato invitato, la gente del Tempio ed i Farisei non lo tennero per sdebitato malgrado la sua fuga. Lo fecero cacciare dai loro segugi, che lo snicchiarono al guado del Giordano, a cavallo fra i due Stati, potendo in pochi minuti cercare un asilo dall'una o dall'altra parte del fiume. Essi lo tenevano dalla parte del paese romano. Bisognava dunque comprometterlo nella Tetrarchia. Antipas, o meglio Erodiade, non aveva che una sola corda sensibile - quella che il poco abile Battista aveva toccata, e ne era stato colpito di morte.
      Gli agenti del tempio domandarono quindi al Rabbì, se un uomo poteva scacciare sua moglie per qualsiasi cagione.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





Bathabara Gerico Dio Gerusalemme Tempio Farisei Giordano Stati Tetrarchia Erodiade Battista Rabbì