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      In quell'istesso momento Bar Abbas si presentava da Ida.
      - Ah! ah! sclamò egli entrando nel tablinum, sono io, il tuo caro barba, io Gesù Bar Abbas, ex-legionario romano, fulmini ed allegria! Devi esser stata bene in allarme della mia lunga assenza, fanciulla mia. Ma cosa vuoi? io mi sono ingolfato nella vita pubblica che mi assorbe, mi divora, mi consuma: io mi voto alla patria. Gerusalemme non ha che due cose necessarie e due meraviglie: il Tempio e me. Consolati dunque, cara Miriam, eccomi qui.
      - Ero già bella e consolata, rispose Ida.
      - Ne sono incantato, abbagliato, sorpreso. Non abbiamo più quelle ubbie per il capo, eh! Abbiamo fatto un bel bucato di tutte quelle grandi passioni, quelle nostre disperazioni? Tanto meglio, bambina mia, tanto meglio. Io ne perdeva la pace, il sonno e l'appetito.
      - To'! ed io che volevo offrirti da mangiare.
      - Mangiare! l'è questo il più bel verbo che esista in tutte le lingue umane. Offrimi dunque; te lo permetto. Mangiare gli è sempre a proposito, sia che arrivi come compenso del passato, sia che lo si prenda come previdenza per l'avvenire, sia che lo si presenti come una gentilezza del momento; e tanto più, carina mia, che io non mi ricordo troppo bene se ieri ho coniugato quel verbo al tempo presente. Mi dispiace solo di non poterti ricompensare con delle buone notizie.
      - Che c'è dunque? sclamò Ida, non troppo spaventata però perchè conosceva bene suo zio.
      - Ma! gli è lui. Ho forse io altri soggetti di angustie in questo mondo? è tuo fratello.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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