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      Il Rabbì, che doveva essere una forza impulsiva, diveniva inevitabilmente una vittima, sia che indietreggiasse, sia che avanzasse.
      Rinnovai in quella sera i miei sforzi appo di lui, onde deciderlo ad abbandonar la partita per il momento e ad allontanarsi da Gerusalemme. Gli dissi tutto quello che l'amicizia mi consigliava. Gli dichiarai francamente ciò che il mio dovere di cittadino mi imponeva. Non gli nascosi che le truppe romane ci circondavano e riempivano le fortezze Antonia, Mariamne, Phasaelus e David; che nuove legioni accampavano a poca distanza dalla città; che Pilato sapeva tutto, e spiava il momento per schiacciarci; che Pomponius Flaccus desiderava una rivoluzione nella Palestina, onde estirparne gli ebrei agitatori, e ridur tutti alla mendicità. Gli dissi che Hannah andava a dar contrordine ai cittadini di Sion, i quali dovevano principiare il movimento nel giorno del paschah, che Jehu andava ad imporre la calma agli Esseniani; che Menahem annunziava di già ai suoi, che l'affare era rimesso ad138 altra epoca; che io stesso doveva recarmi da Antipas, all'indomani al suo arrivo, e consigliargli di far restare nel fodero le spade dei suoi Galilei... Non gli nascosi nulla; gli parlai da fratello, come parla un uomo che conosce il mondo ad un uomo che lo conosce male, un uomo calmo ad un esaltato. Non riescii a nulla.
      Avverso sempre alla parte di Messia bellicoso, l'unica che in quel tempo potesse avere un senso ed una probabilità di successo, il Rabbì s'inebbriava di fede nella sua parte di rigeneratore della legge.


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Memorie di Giuda
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1883 pagine 551

   





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