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      La gioja lo inebbria. Si accende subito, ma sa dominarsi. Alla Camera parla poco - nelle sue discussioni fogose e drammatiche. È indipendente e burbero. In fondo, affettuoso, uomo semplice, buon figliuolo, ma che ha dell'humour - come un inglese.
      - Ella ne parla da amico, eh! interruppe un signore.
      - Può darsi, continua il grosso galantuomo. Lo confesso, mia moglie ed io lo amiamo molto. La sera andiamo a prendere il thè in casa sua, ed a canto al fuoco, i piedi stesi al caminetto, cinguettiamo un po' di tutto, fino ad un'ora del mattino, quando egli può dispensarsi dal lavorare. Mia moglie lo provoca, lo aizza con le sue indiscrezioni da comare. Ma che cosa vogliono? io non ho potuto correggerla, la mia povera moglie, di questo villano difetto - che non è solo! Essa si riscalda inoltre la testa con la politica, con i romanzi, con i giornali. Legge perfino la Stampa e l'Armonia. E sa di politica ad insegnarne a sette almeno de' nostri ministri.
      - Mio caro signore, la di lei Eva non è mica solazzevole! gli dice a bruciapelo un commesso per l'Assicurazione Paterna.
      - L'è quanto mi dice altresì il mio vicino! Mia moglie farnetica inoltre per i deputati. Ella si è fatta di quegli individui e della loro missione ciò che ella chiama un tipo. E bisogna udirla a parlucchiare su questo tema e su la 443.^a parte della sovranità nazionale - come ella addimanda un onorevole della Camera Bassa.
      - Vedete, signora, sclama infine una sera il mio vicino impazientato, voi m'inasprite. Vi domando scusa, ma voi non osservate che la superficie.


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I moribondi di Palazzo Carignano
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Perelli Milano
1862 pagine 170

   





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