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      Malgrado ciò, lo confesso, io confido nel signor Della Rovere - il discendente di Giulio II, come ebbe a dire un giorno il poetico Bertolami - che non sa adulare!
      Della Rovere non è fanfaron: non promette che con riserva: vuota il fondo del suo pensiero con franchezza, quando lo costringono a parlare. Di frasi, punto. Serio, altiero, impassibile, con una figura che respira l'autocrazia - forse la durezza - tutto d'un pezzo, sobrio di parole, come un uomo che conosce il valore del tempo e che non ne ha mica a sciupare, un po' pesante, ciò che augumenta la severità del suo portamento.... il signor Della Rovere, ne sono persuaso, farà l'esercito italiano, il quale deve compiere la redenzione della patria. Egli lo farà in un anno piuttosto che in sei mesi, non importa; ma lo farà. E, che è meglio ancora, egli ne comprende la missione. Egli ha sviluppatissimo l'organo, la bozza che deve principalmente avere un ministro pei tempi che corrono, e nella situazione in cui trovasi l'Italia, voglio dire la bozza dell'autorità, l'organo della coscienza delle sue funzioni. Egli parla di queste come S. Michele arcangelo - come il papa! Egli ha inoltre del carattere, ciò che concorda a maraviglia col Ricasoli e Menabrea. Solamente, quest'ultimo ed il Della Rovere hanno più pronunziata la peccaminosa tenerezza dell'egemonia piemontese.. Tutto calcolato, l'uscita di Della Rovere dal Ministero della guerra sarebbe molto rimpiangevole - quando anco dovesse essere il general Lamarmora che lo rimpiazzi: e forse sopratutto allora!


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I moribondi di Palazzo Carignano
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Perelli Milano
1862 pagine 170

   





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