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      Il barone sposò una nobile giovinetta della famiglia dei Bonaccorsi. A capo di nove anni, passati quasi sempre nel recinto del castello, questa graziosa castellana morì, lasciando un'unica figlia. Ed al letto di morte solamente fu dato ai parenti vederla. L'imperio misto di signor feudale e di patriarca, che il Ricasoli esercita sulla sua corte e su i suoi fittaiuoli, non ha più l'aria dei tempi nostri. Entrando a Brolio, si lascia il XIX secolo ai limitari. L'età mediana rivive, col conforto della nostrana, e la poesia di quei dì in cui si adoravano due poteri: la forza e la bellezza.
      Lo spirito è colpito all'aspetto del barone Ricasoli. Si crederebbe risuscitato un ritratto di Alberto Durer o di Giorgione. Grande, magro, ritto, i capelli rossigni, i lineamenti pronunziati ed angolosi, l'occhio velato; sempre bottonato e inguantato; la faccia a punta, come quella del cardinale di Richelieu; la fronte alta, lucida, senza rughe, ampia; i movimenti subiti, bruschi, convulsi; impetuoso e sanguigno, e nondimeno freddo e degno; il passo lento, e nondimeno agitato come quello del tigre; la voce metallica, quantunque leggermente nasale, ma non disarmonica, nè spiacente; camminante dritto, ma dondolantesi; facile all'abordo, ma tenendosi in distanza per un certo non so che, che interdisce la dimestichezza, la confidenza, l'espansione del cuore.... il barone Ricasoli vi attira e respinge nel tempo stesso. Voi provate in faccia a lui un misto di trepidanza, di rispetto, di ammirazione e d'inquietudine.


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I moribondi di Palazzo Carignano
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Perelli Milano
1862 pagine 170

   





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