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      Sarebbe stato forse giovevole che l'autore avesse fatto per l'Italia ciò che ha fatto per la razza slava: una ricostruzione storica limpidissima, a grandi tratti, ed una specie di foglio di via dell'avvenire. Ma l'autore tratta l'Italia leggermente. Si direbbe ch'egli la paghi della sua moneta; perocchè gl'italiani non apprezzano delle opere e nelle opere di lui che la parte frivola, lo stile vivo e scorrevole, ed alcuno non va al fondo. Eppure un fondo nuovo, originale, che penetra fino alle fibre rudimentali della vita, vi è, e nella Storia diplomatica dei Conclavi, e nelle Memorie di Giuda, cui un giornale tedesco chiamava il libro più audace del secolo.
     
      Milano, ottobre 1871.
     
      MAURIZIO ZAPOLYI
     
     
     
      I.
     
      . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
      - Il nome che porto non è il mio, continuò il colonnello Zapolyi. Non oso più nominare il villaggio ove nacqui. Ciò che è una gloria ed una gioja per altrui, è un ricordo di vergogna e di orrore per me.
      Mio padre era nobile. Da dodici secoli, i miei antenati accampavano nelle montagne della parte orientale della Transilvania, che serve di confine alla Moldavia. Noi siamo Szekely, Siculi, cioè a dire, quel ramo di Magiari che discende da una banda primitiva dell'esercito di Arpad, gli ultimi avanzi degli Unni che sopravvissero, riparati nei monti, alla distruzione dell'impero di Attila. Questo paese, come pure quella lista di terra che si stende lungo tutto l'impero del sultano fino all'Adriatico, formano i Confini militari, dove, sotto la dominazione dell'Austria, tutti gli uomini sono soldati.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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