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      Avevamo marciato, senza fermarci, dritto alla puszta - ovverossia alla pianura dell'Ungheria magiara. Mio padre mi aveva lasciato presso un cugino della mia vera madre, la sua prima moglie, sulle rive della Tisza, ed egli, dopo un giorno di riposo, aveva raggiunto Rosza Sandor, suo amico.
      Rosza Sandor era un po' ciò che gl'Italiani chiamano un brigante. Celebre per i suoi audaci colpi di mano, preso, si evase, ed errava nella puszta da anni, conducendosi come un bravo ed onesto masnadiero, non odiando nè facendo male che agli Austriaci. Più tardi Rosza Sandor comandò uno squadrone di volontarii, i suoi ussari, che servirono la rivoluzione fedelmente, ma con troppe collere. Rosza Sandor teneva la campagna ancora nel 1856, malgrado la ricompensa promessa dall'Austria di 10,000 fiorini a chi lo catturasse. Mio padre restò sei mesi con Rosza Sandor. Quando fu sicuro che la giustizia austriaca aveva perduto le sue traccie, ci fissammo in un villaggio della puszta nei dominii del principe Nyraczi, che ci diede in affitto una casa ed un campicello.
      Mio padre prese il nome di Paolo Nagy.
     
     
     
      II.
     
      Sei mesi dopo la nostra istallazione nella novella dimora, una sera mio padre m'abbracciò e partì, dicendomi che andava a vendicare l'assassinio di sua moglie. Ritornò sei giorni dopo, ma s'astenne dal comunicarmi il risultato della sua spedizione. Non osando interrogarlo, feci un'ispezione delle sue armi. Partendo, egli aveva nelle sue tasche una pistola e quattro cartuccie. Al suo ritorno, una cartuccia mancava.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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