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      Non era la ragazza, ma suo padre, seguìto da alcuni guarda-caccia. Fui scoperto.
      - Cosa fai tu là? mi gridò pel primo il principe con aria altiera, appena mi scorse da lungi.
      Poteva io dirgli: Aspetto per vedere vostra figlia? Arrossii, e mi confusi. Senza pensarci sopra, mi scappò dalle labbra una risposta:
      - Sto in agguato di un capriuolo. Vo' cacciando.
      Il principe fece un segno. I guardacaccia mi presero, e mi condussero con loro.
      Il giudizio non si fece attendere. Il processo non fu lungo. Il caso non ammetteva circostanze attenuanti. I nobili in Ungheria non hanno essi soli il diritto di caccia: le capacità e gli honoratiores lo possedono pure. Era forse dubbio se io avessi potuto o no esercitare questo diritto in qualunque altro sito, ma era vietato a tutti di cacciare nei boschi riservati. Io aveva violata la legge.
      Tradotto l'indomani alle ott'ore dinanzi il tribunale signoriale, composto di cinque giudici, di cui il principe Nyraczi aveva scelto il presidente, ad otto ore e mezza ero stato giudicato e condannato - condannato a ricevere ventiquattro colpi di bastone. Essi avevano aggravata la pena, non avendo diritto di condannarmi che a dodici colpi. Poco importa: il numero non faceva nulla. Il pensiero del dolor fisico, neppure.
      Io mi aspettavo di esser condannato ad una ammenda, e così pure mio padre. Lo scorgevo in un angolo della sala del tribunale, e non ho mai veduto una faccia umana decomporsi in quella guisa e così rapidamente. Forse il suo viso rifletteva lo sfacimento del mio.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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