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      Nondimeno, quando la Dieta ungherese rifiutò, dopo l'abdicazione del vecchio imperatore, di riconoscere il nuovo imperatore e re Francesco Giuseppe, il maresciallo austriaco fu obbligato ad agire seriamente. Egli si avanzò, in conseguenza, alla testa di 50 a 60,000 uomini. Görgey non ne aveva che 23 a 24,000, sparsi sopra una grande superficie, sulla diritta del Danubio; ed il corpo di Perczel, 5 a 6000 uomini, che doveva raggiungerlo, era ancora sulla Drava. Görgey ordinò la ritirata, ed avvisò Kossuth di questa sua risoluzione. Egli mi chiamò alla sera, e m'ingiunse di partire sul momento per portare a Pesth il suo dispaccio. - Generale, io gli dissi, sono capitano, e non ho ancora assistito ad una battaglia. Pur ritirandoci, noi ci batteremo certo. Posso chiedervi il favore di restare? Görgey, con un sorriso beffardo, mi rispose: - Non ci batteremo punto. Partite. Partii. All'indomani, Görgey aveva cangiato d'avviso. La prima sua ispirazione era, per altro, buona. Egli l'aveva adottata, dietro un Consiglio di ufficiali superiori. Ora eseguiva quella stessa ritirata, sotto la pressione immediata dei battaglioni austriaci, che affluivano da ogni parte e lo circondavano. Onde, la fu una ritirata brillante, ma disastrosa. L'inverno si mostrava severo. L'immenso piano dell'Ungheria era divenuto una stesa di neve, chiazzata qua e là da paludi traditrici, come quella di Hansag, che inghiottì un quarto della brigata di Leopoldo Zichy. L'atmosfera aveva un colore plumbeo, ove ondulavano talvolta, come vele stracciate dalla tempesta, dei cenci di nebbia sucida, moventisi lentamente, cadenti di botto.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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