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      Amelia gli aveva parlato di me, come una donna entusiasta parla di un bel giovane che ama, e Kossuth aveva bevuto il mio elogio nella di lei parola risplendente come una strofa di Vittor Hugo, sgorgando dalle labbra della piů bella fra le Ungheresi. Gli domandai di lasciare Görgey, e di essere inviato come aiutante, o perfino come semplice soldato, al generale Bem, che operava in Transilvania. - Perchč ciň? - Perchč con Bem il soldato si batte, e con Görgey si ritira; perchč Bem č un patriota fedele oggi, fedele sempre, e Görgey mormora oggi, e tradirŕ domani. Kossuth assunse un'aria severa, e si torse i mustacchi. Poi disse: - Voi meritate di esser punito per parlare cosě del vostro capo. - Accetto il castigo. Soltanto vi prego di aggiornarlo a sei mesi. Se a quest'epoca la mia profezia.... - Basta cosě. Andate ad attendere gli ordini del ministro della guerra, e tenetevi pronto per partire nella notte. Kossuth cadde in una profonda meditazione. Io uscii lentamente. Tre ore dopo, io partiva per la Transilvania, come aiutante di campo del generale Bem. Non ebbi il coraggio di andar a vedere Amelia. Le scrissi. Il proclama di Görgey, datato da Vaez il 6 gennaio, venne a provare a Kossuth che io aveva giudicato rettamente il carattere di quel generale. Görgey si ribellava contro l'autoritŕ della Dieta.
     
     
     
      V.
     
      Io intanto correva la puszta.
      Avevo traversato quel paese altra volta, con la morte nel cuore e la disperazione negli occhi, andando incontro all'ignoto, con un sole malinconico e smorto.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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