Pagina (47/346)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      E noi incalzammo i fuggiaschi, la spada alle reni, per quattro giorni. Nevicava, ventava. Nessuna strada. Attraverso burroni, montagne, torrenti profondi come fiumi, i terreni sfondati e rappresi soltanto alla superficie come per tenderci un agguato, i bagagli in ritardo. Il pane, sempre un problema; senza tabacco.... e mai un lagno! Che voluttà quel far la guerra per un'idea, quando si ha fede in un capo dotato di tutte le grandezze morali! Ci fermammo il 21 davanti Nagy-Szeben, città circondata da un muro di cinta continuato, munita di pezzi da posizione, irta di bastite, di trinceramenti avanzati, difesa da 11,000 uomini, molte guardie nazionali, e 54 cannoni. Bem non aveva sotto i suoi ordini che 4,500 fantaccini e 450 cavalieri, che marciavano da quattro giorni, e 18 bocche da fuoco di piccolo calibro.
      - -Generale, devo comandare l'assalto? gli domandai.
      - Per bacco!
      - Non volete dunque attendere i 1,700 uomini che deve condurci Czetz?
      - Mettiamoci a tavola, li attenderemo mangiando.
      Egli lanciò la legione tedesca e i Siculi. Respinti. Li lanciò ancora. Respinti di nuovo. Li lanciò per la terza volta. Indietreggiarono.
      - Avanti gli ussari, gridò Bem, mettendosi alla lor testa egli stesso.
      Una grandine di mitraglia ci rovesciò.
      - Czetz è arrivato, generale.
      - Avanti tutti, allora.
      Gli Austriaci escono in massa, con quattro batterie alla testa. L'ala sinistra ed il centro sono sfondati, i nostri fuggono. Puchner insegue. Bem resta indietro con uno squadrone degli ussari di Mathias ed una batteria, ch'egli punta in persona.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Nagy-Szeben Czetz Siculi Bem Austriaci Mathias