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      Il primo scontro ci fu favorevole, il secondo contrario. Fummo obbligati ad uscire da Medgyes, e ripiegare sopra Segesvar. Bem vi ricevette dei rapporti, e diede l'ordine di porsi immediatamente in marcia.
      - Ragazzo mio, va, sei per avere ben presto un duro cómpito, mi disse il generale, dandomi il comando di due squadroni di ussari e di due compagnie di honved.
      Amelia, che ci aveva preceduti, mi spiegò le parole di Bem.
      Ella mi fece chiamare. La trovai in piedi, vestita di un'amazzone, in mezzo agli ufficiali dello stato-maggiore, pronta a mettersi in marcia con noi.
      - Maurizio, ella mi disse, la moglie di Luigi IX di Francia, durante l'assedio di Damiata, pregò il signor di Joinville di ucciderla, se la vedesse vicina a cadere nelle mani dei Saraceni. Il signor di Joinville rispose: - Regina, ci avevo pensato. - Voi che fareste in una simile circostanza?...
      - Ciò che avrebbe fatto il signor di Joinville, risposi io impallidendo.
      - Grazie, replicò Amelia. Mio marito è a Nagy-Szeben. Noi vi andiamo. Io vengo con voi.
      Io aprii le mie braccia, ella vi si gettò; il patto era firmato.
      Arrivammo l'11 marzo avanti al capoluogo dei Sassoni, chè anch'essi aveano invocato l'ajuto dei Cosacchi. Il nemico si avanzava incontro a noi. Con uno slancio alla bajonetta lo respingemmo nella città. Gli Austriaci tentarono una seconda sortita, ne tentarono sei altre, e noi li costringemmo sempre a cercare un ricovero dietro i bastioni. La notte scendeva. Bisognava finirla. Bem lanciò la colonna di Bethlen, ove era io.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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