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      La Tisza e la Maros travolgevano delle onde melmose d'un verde livido. Tutto aveva l'itterizia e l'ardore divorante della febbre. La caldura annientava le forze. Nei villaggi si vedevano degli uomini, validi ancora, accovacciati agli angoli delle strade, la pipa in bocca, aspettare l'ignoto, che pesava sovr'essi e li stringeva da ogni parte. Non un soffio d'aria, non una goccia di rugiada: sempre l'alito snervante e malaticcio, che corre sulle acque tenebrose delle paludi, come quello d'un demone. Io sentiva la voglia di piangere. Affrettavo il passo, seminando consolazioni ed incoraggiamenti, che erano accettati col sorriso della rassegnazione. Due uomini soli non disperavano ancora, Kossuth e Bem.
      Bem aveva già cominciate le sue operazioni. Egli aveva sotto i suoi ordini 20,000 uomini effettivi, e con questo pugno di coscritti doveva far fronte a 13,000 Austriaci e 50,000 Russi, e impedir loro d'entrare in Transilvania. Quest'impresa prendeva le proporzioni d'un miracolo; la storia si tagliava le ciarpe della leggenda. Ma in guerra i grossi battaglioni finiscono sempre col divorare i piccoli. I Russi, venendo dalla Valacchia e dalla Bucovina, presentandosi a tutte le entrate in una volta, avevano finito col forzarle sotto la pressione delle loro possenti colonne. Essi penetravano nella Transilvania da sei passi.
      Io incontrai Bem il 10 luglio, di mattina, al momento che i Russi l'attaccavano, presso Besztercze. Egli non volle ripiegarsi, e subimmo un grosso scacco. Sei giorni dopo, a Szered-falva, fummo nuovamente battuti.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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