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      Vidi quel capo così fieramente caratteristico sparire, ed il fango rinchiudersi sopra il tutto, dopo questo orribile agguato dell'abisso, come se nulla fosse avvenuto, ed ogni cosa ritornare all'aspetto formidabilmente tranquillo dell'imboscata calma e silenziosa. Fuggii da quel sito.
      Bem uscì dalla sua palude, come Mario, verso notte, e raggiunse il suo corpo. Trovò riuniti 7,000 uomini a Maros-Vasarhély. Si gettò sopra Nagy-Szeben, respinse gli Austriaci a Medgyes, rovesciò i Russi a Vizahna, prese d'assalto Nagy-Szeben. Lüders accorse all'indomani, e si presentò in ordine di battaglia sotto le mura della città. Bem non lo fece attendere. Gli andò incontro, dicendoci:
      - Siamo civili con questo Calmucco.
      I Sassoni di Nagy-Szeben ci gettarono dell'acqua bollente sul capo, e tirarono dalle finestre su noi. Lüders ci bombardò a meraviglia. Ritirandosi, Bem incontrò la staffetta del Governo, che lo richiamava in Ungheria in qualità di generalissimo. Kossuth ricalcitrava ancora all'idea di confidare la dittatura a Görgey. La proposta era stata fatta, e le circostanze la imponevano.
      Görgey aveva eseguita la sua ritirata da Comorn con grande abilità, salvando i suoi 25,000 uomini dall'inseguimento dei 120,000 Russi, che gli erano sempre dietro, battendoli negli scontri di retroguardia, barcamenandosi fra l'esercito di Paskevitch, che lo balestrava da una parte, ed un nuovo esercito russo, che veniva alla sinistra dalla Gallizia, condotto da Osten-Sacken. Avrebbe anche potuto venire in soccorso di Nagy-Sandor, il quale, non avendo seco che 7 a 8000 uomini, era attaccato all'improvviso a Debreczin da 80,000 Russi.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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