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      All'indomani, la città intera vestì a corruccio.
      Il governatore, principe Gortschakoff, sembrò atterrito. Il generale Liprandi ne fu costernato.
      Due giorni dopo, il 27, correva l'anniversario della morte del conte Zawisza ed altri patriotti, impiccati dai Russi come mio padre. Trentamila persone si trovarono riunite nella chiesa del Carmine e nei dintorni. Il massacro dell'antivigilia non aveva impaurito alcuno, nè le donne, nè i fanciulli. Si assistè alla messa, poi, uscendo, ci disponemmo a processione. Io dava il braccio a mia madre, la quale, quantunque ferita, non volle mancare.
      Il generale Zabolotzkoy accorre coi suoi Cosacchi. Noi non avevamo armi. I Cosacchi si sbrancarono sopra di noi. La fucilata risuonò. Gli sterminatori sciabolarono a loro voglia un popolo prosternato, che, colle mani alzate al cielo, cantava:
      Santa Vergine Maria, madre della Polonia, pregate per noi!
      Un centinaio di persone restarono sul lastrico.
      Il principe Gortschakoff si precipitò in mezzo alla folla per arrestare la carneficina.
      - Ma, alla fin fine, cosa volete? gridò egli quasi fuori di sè.
      - Vogliamo una patria! rispose il popolo con una sola voce.
      L'arcivescovo, il conte Zamoyski, diversi nobili, parecchi notabili si recarono al castello per protestare, con linguaggio severo ed energico, contro l'ordine di quella esecuzione.
      - Mi prendete voi forse per un Austriaco! sclamò il principe Gortschakoff indignato. Io non ho dato che un solo ordine: quello di non consegnarvi la cittadella, neppure sopra un'ingiunzione firmata di mia mano.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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