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      Si accesero i ceri del catafalco, eretto il giorno prima al morto arcivescovo, e s'intuonò il Swiety Boze: "Dio santo, Dio potente, abbiate pietà di noi, degnatevi renderci la nostra patria; santa Vergine Maria, Regina di Polonia, pregate per noi".
      Alle due del mattino, un nuovo parlamentario recò l'istessa intimazione. Ottenne la stessa risposta. La situazione aveva acquistato una tensione estrema. La crisi si librava sul nostro capo, cupa, minacciosa, feroce; la sentivamo, la vedevamo. Due ore di angoscia mortale scorsero. Alle quattro, le truppe, in piedi da diciassette ore, tenendoci rinchiusi, minacciandoci con sguardi pieni di odio, ricevettero l'ordine di fare sgombrare le chiese. L'ordine fu eseguito. Più di duemila persone furono prese e condotte in cittadella.
      Questa misura fu causa di rottura fra il conte Lambert ed il generale Gerstenzweig, capo dello stato d'assedio. Scambiarono parole di collera: Gerstenzweig si bruciò le cervella; il conte Lambert lasciò bruscamente Varsavia.
      Il partito della violenza prevalse.
      Le chiese, le scuole, i teatri furono chiusi. I Siberiani amnistiati furono rimandati in Siberia. Un gran numero di studenti, di preti, di operaj furono trasportati nel Caucaso e ad Oremburgo. Il gran rabbino e parecchi dei suoi colleghi furono espulsi. Il pastore evangelico Otho condannato alla deportazione, Il Capitolo di Varsavia ebbe dieci proscritti, ed il suo amministratore, vecchio di ottant'anni, fu condannato a morte. Il reclutamento fu ordinato, applicabile soltanto alle città, sopra una lista di coscritti redatta dalla polizia.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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