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      Non avevo nessuna ragione di mentire; risposi dunque: Che arrossivo di essere il suo fratello maggiore.
      Io poteva arrossire a mio comodo di questa parentela, ma il maggiore non voleva saperne tanto. Ordinò una barella, mi fece trasportare nella casa che occupava egli stesso, e mi confidò alle cure del chirurgo il più abile, di cui disponeva. La mia ferita era spaventevole. Il cranio franto, la dura-madre tagliata, la sostanza grigia del cervello(18) tocca.... In breve, io aveva novantacinque probabilità contro cinque di non cavarmi di là; ed in prospettiva, disse il dottore, se mi tiravo dal mal passo, la pazzia o l'idiotismo, l'intervento provvidenziale del Consiglio di guerra permettendolo. Infrattanto la febbre si dichiarò, sopravvenne il delirio, una specie di coma mi accasciò e durò quarantotto ore. Il chirurgo era polacco. Quindici giorni dopo, nulla ostante, io era in convalescenza! Il sedicesimo giorno, il maggiore Semenow accompagnava mia madre, che era accorsa da Varsavia.
      - Che disgrazia, figlio mio, sclamò essa, vedendomi quasi guarito: tu non morrai delle tue ferite!
      Il maggiore Semenow, scosso da questo voto di una madre, si ritirò confuso e quasi costernato.
      Al 5 agosto, il dottore Kazala dichiarò che io era in istato di viaggiare. Da quindici giorni, il maggiore, ora colonnello Semenow, aveva ricevuto l'ordine di spedirmi a Varsavia. Mia madre dovette lasciarmi.
      Ho io bisogno di dire che in tutto questo si manifestava la misteriosa protezione di mio fratello? Egli aveva appreso dal rapporto della battaglia, mandato dal maggiore al luogotenente generale, che io era in mezzo ai prigionieri, come parecchi altri nobili, e interveniva a mio favore, senza mostrarsi.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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