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      IV.
     
      Lasciai Radziwitow il 7 agosto. Il colonnello Semenow, che mi aveva dimostrato tutta la cortesia che aveva creduta compatibile col suo grado e la sua posizione, si trovò presente alla mia partenza per darmi un tacito addio. Mi avevano poste le manette e le catene ai piedi. Nella Kibitka, un ufficiale di gendarmeria sedeva a lato a me, e due gendarmi coi fucili carichi stavanmi dirimpetto. L'ufficiale era un tedesco, grossolano, ma non cattivo, chiamato Krünn. Fumava sempre, beveva finchè aveva denari, e prendeva molto diletto a conversare, onde aver il solletico di vantarsi dei servigi che aveva resi e rendeva allo Czar per domare i Polacchi. Siccome nel mio caso eravi alcun che di straordinario, cui io non aveva voluto spiegargli, così mi trattò con molta deferenza. Forse il colonnello Semenow l'aveva messo in guardia. Comunque si fosse, gli è che noi viaggiavamo quasi a seconda della mia volontà, cui, del resto, io dissimulava sotto la più delicata urbanità. Il colonnello gli aveva consegnata la borsa lasciatami da mia madre, ed il degno gendarme trattavami, e si trattava, da principe.
      Il tempo era splendido. Un sole raggiante animava la continua monotonia delle contrade cui traversavamo, e le pozzanghere d'acqua putrida degli stagni divenivano scintillanti, il verde nero delle foreste si smaltava di una vernice fosca, che incantava lo sguardo. Il cielo della Polonia è di un azzurro dolce e carezzevole, tra il celeste grigio del cielo di Francia ed il denso cobalto del cielo d'Italia.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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