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      Vuoi tu che io divenga russa alla mia volta, e che io solleciti lo Czar onde castighi codesta Germania, codesta Francia, per le quali noi abbiamo versato tanto sangue e che non hanno per noi neppure una fiera parola?...
      - Madre mia, voi parlate come mio fratello. Rassegnatevi.
      - Io preferisco non più vederti, anzi che perdonare ai nostri nemici. Dunque, figlio mio, la mia risoluzione è presa. Io non voglio che tu subisca la tortura; non voglio che tu sii esposto al pericolo di una confessione per debolezza nervosa; non voglio che tu muoia per mano del carnefice. Poichè tu devi morire, muori di mia mano; poichè tu devi passare per un'agonia spaventevole e lunga, abbreviala. Schiaccia sotto i tuoi denti questo lampone di vetro: ho anch'io il mio.
      - Che cos'è ciò, madre mia?
      - Dell'acido prussico. Essi verranno a cercarti or ora per trascinarti dinanzi ai giudici: troveranno due cadaveri. L'Europa ne sarà atterrita, e avrà forse un rimorso.
      - Mai più, madre mia, gridai io. Io non mi ritraggo dinanzi al mio destino, qualunque possa essere. Non più una parola su ciò. Voi mi fate arrossire. Guardate dunque quel giovane, in quell'angolo della segreta, ridotto un gruppo di carne marcita. Sono io a quel punto forse, perchè mi proponiate di suicidarmi nel fondo di un carcere? Sono io più vile, che debba spaventarmi di soffrire almeno quanto lui? No, madre mia, io voglio andare fino alla fine; io non sono ancora esaurito.
      - Ma io lo sono, disse allora Zoliwski con una voce sì affranta, sì spenta, che parve mandasse l'ultimo anelito.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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