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      Uscii. Nel tempo stesso entrava Astatchef, il concessionario delle mine del Governo, ed io intravidi i funzionari polacchi serrarsi attorno a lui e favellargli con calore. Giù mi attendevano un'altra kibitka ed un'altra scorta, quella che doveva accompagnarmi fino al termine della mia deportazione.
      Era il 17 settembre 1863. Avevo impiegato venti giorni per arrivare ad Omsk, viaggiando dì e notte - in media 14 chilometri l'ora.
      Partimmo all'istante.
      Traversai Omsk, ma non la vidi: io entrava nell'estasi del sogno della liberazione!
      Il paese, per cui passiamo, ha l'aspetto selvaggio e monotono; ma è solamente un poco innanzi la stazione di Turumoff che s'entra nelle paludi della Baraba.
      Il postiglione di questa stazione mi domandò se io avessi una maschera; imperciocchè, quantunque i primi buffi di vento dell'Oceano glaciale avessero cacciato via qualcuna delle specie delle zanzare, restavano ancora troppi di questi dipteri succhiatori per divorarmi vivo prima della fine della traversata. Comperai da lui una maschera di crini, e feci bene.
      Queste paludi hanno 325 chilometri nella loro parte meno larga - una specie d'imbuto in fra gli altipiani più elevati dell'Obi e del Irtitsc. Le acque non hanno scolo, ed il sottosuolo argilloso, che le riceve, non le assorbe. Da ciò gli stagni ed i pantani fetidi e micidiali. Gli abitanti rarissimi di queste contrade desolate le fuggono. Non vi s'incontra che qualche pastore Ostiako, squallido, tremante di febbre, e trascinantesi dietro ad armenti pieni di vita, che pascolano un'erba fresca e succulenta.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





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