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      Ma era provvisorio.
      La nostra evasione restava ferma più che mai, sotto il desío della libertà ed il soffio ardente dell'amore.
      Eravamo in novembre. I giorni non avevano che tre ore, e due di crepuscolo. In decembre e gennaio, il sole non si vede affatto più: la notte è eterna.
      Un funebre lenzuolo di neve copriva il mondo a perdita di vista. E ciò per otto mesi dell'anno. La neve si accumulava fino all'altezza delle case, cui essa talvolta schiacciava. La violenza del vento gittava per terra le più solide. Un freddo di 30 a 40 gradi sotto lo zero (Réaumur) tagliava la respirazione, e provocava un impeto di tosse ad ogni parola che si tentava pronunziare. Per fortuna, le legna costavano poco. La contrada è circondata di selve, ove un cane non si aprirebbe il passo. Gl'indigeni risentono appena questa inclemenza della natura, e non si lamentan guari di questo cielo di ferro. Essi vivono di caccia, battono un mare di neve di parecchie centinaia di miriametri di circuito per uccidere delle renne, dei zibellini, degli alezani morelli, onde pagare il loro tributo allo Czar; poi delle volpi dalla gola scura, delle volpi rosse, delle volpi dei ghiacci, degli scoiattoli, degli ermellini, degli orsi bianchi e neri. Nei due mesi di state si vive di pesca; perocchè le numerose correnti di acqua ed i laghi di queste contrade sono ricchi di salmo nelma, di salmo lavaretus, di storioni, di ablette, di sterleti, di amuli ed altri pesci, che mangiano putrefatti e crudi.
      La primavera è la stagione più dura e pericolosa: le nevi ed i ghiacci cominciano a fondere.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Réaumur Czar