Pagina (221/346)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

      Non ne troveremo una ogni sera al termine della nostra marcia, ma ne troveremo ancora, senza dubbio, per riposarci un giorno, di tempo in tempo. La giovane padrona può percorrere sei o sette verste al dì?
      - Ne dubito.
      - Lo posso, rispose Cesara, che ascoltava la nostra conversazione, rialzando la testa; senza la neve ed il freddo, potrei camminare anche di più.
      - Allora proviamo. Chi ci dice che non troveremo in una di queste yurte una narta con una muta di cani?
      - Io sarò pronta fra due giorni, disse Cesara. Non domani: sono troppo affranta.
      - Ci occorre questo tempo, riprese Metek. Noi non trascineremo certo dietro a noi tutto ciò che possediamo. Prenderemo dunque quanto potremo di viveri, ciascuno secondo le sue forze, qualche pelliccia, le nostre armi, l'accetta, il calderino...... e seppelliremo il resto sotto la neve, per venirlo a prendere quando avremo cani o cavalli. Bisogna sottrarre il nostro tesoro alla ricerca dei lupi: i Jakuti non sono da temere.
      - E voi pensate che troveremo cani o cavalli?
      - Non so se ne troveremo, che vogliano adattarsi a seguirci fino al mare di Behring. Ma non dubito punto che ne troveremo per una parte almeno della via. Dormiamo adesso. L'uomo non è padrone del suo domani; è dunque inutile preoccuparsene.
      Due giorni dopo, eravamo in cammino, sopraccarichi, coi piedi armati di pattini. Non avevamo fatto una versta, che il tempo ci dichiarò la guerra. Uno spaventevole caccia-neve ci avviluppò. Il turbine ci prese nel suo grembo: noi giravamo sopra noi stessi, acciecati, soffocati, ci sentivamo innalzare dal suolo storditi.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Cesara Cesara Metek Jakuti Behring