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      Ebbi una nuova conversazione coll'esaule, nella quale mi lamentavo delle sofferenze che avrei a subire in un viaggio di primavera, a causa della sosta che si metteva alla mia partenza.
      - Il bel vantaggio, soggiunsi io, quando saprò che sarete stato severamente punito per il vostro abuso di autorità! Ciò mi risparmierà forse una sola puntura di zanzara, un tundras, lo scioglimento del ghiaccio delle riviere, le difficoltà infinite della via, che, la contrada essendo gelata, sono in parte rimosse in questo momento?
      - Che posso farci adesso? rispose l'esaule, con accento significativo?
      - Non far nulla, per Dio! non saper nulla, non veder nulla, e....
      Apersi il portamonete, facendo vista di cercarvi alcun che.
      - Sia, riprese l'esaule. Non manderò corriere. Ripartite domani. Obliate tutto. Schizzate il ritratto di mia moglie, stasera.... Tutto è in punto onde partiate domani.
      Infatti, partii all'indomani. Una narta, carica di viveri, di pesce secco per i cani e di una parte delle nostre provvigioni, ci precedeva. Era tirata da dieciotto magri cani di Siberia, dalle orecchie rotonde come gli orsi. La slitta, allestita con otto altri cani, seguiva la narta. Cesara ed io conservavamo il nostro veicolo.
      Viaggiammo con celerità incredibile.
      I pattini delle vetture erano guarniti di osso di balena; e siccome le asperità dei paludi gelati che traversavamo occasionavano qualche ritardo, così si fe' uso dei pattini di ghiaccio - vale a dire, si versava dell'acqua sui pattini, la quale, gelando la notte, li copriva di una crosta di solido cristallo, che sdrucciolava celere e diminuiva lo stropiccio.


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Le notti degli emigrati a Londra
di Ferdinando Petruccelli della Gattina
Editore Treves Milano
1872 pagine 346

   





Dio Siberia